Promozione sociale e culturale

L’attività folclorica, investe diversi campi socio – culturali – economici e richiede a chi vi si dedica un impegno notevole di tempo, di continuità e di attenzione. È però opportuno sottolineare anche e soprattutto un altro aspetto, talora trascurato nelle comuni considerazioni.
Si tratta dell’aspetto didattico – educativo – formativo.
Gli appassionati dell’attività folcloristica devono, in primo luogo, considerare logico l’impegno della propria intelligenza, della propria gestualità, della propria memoria. L’aspetto didattico iniziale coinvolge tutti questi elementi, senza soluzione di continuità. L’indicazione e l’apprendimento dei movimenti personali per rendere i passi di danza come movimenti spontanei e la loro contestuale memorizzazione dimostrano questo assunto.
Va poi considerato l’aspetto formativo, del carattere si intende, che consegue il passaggio all’indicazione e apprendimento delle coreografie.
Perché si usa il termine ”formativo”? Tentiamo di rispondere a questa legittima domanda. Ciascuna persona ha un suo carattere, una sua personalità, un suo tipo di reazione in ogni circostanza. Specialmente nei giovani, la personalità tende a essere impermeabile a ogni tentativo di modifica, sia essa più o meno positiva. Si può aggiungere che personalità giovanili forti tendono a emergere su quelle più deboli o meno reattive. L’insegnamento delle coreografie vanno, nel campo folclorico, contro queste tendenze, non certo per coartarne la libertà ma soprattutto per rendere armonico il risultato dell’insieme.

Fuori dalle teorie, il componente di un gruppo folclorico deve mitigare le proprie aspirazioni di emergere e sovrastare gli altri coi quali invece deve collaborare secondo un comune disegno di collaborazione. Raggiunge quindi la consapevolezza che un suo errore, una sua imperfezione, un cedimento alle proprie aspirazioni mettono in pericolo la bella figura dell’insieme.
È quindi costretto a ragionare non in termini personalistici ma in considerazione della riuscita della comunità della quale ha scelto di far parte.
È quindi un insegnamento a ritenere necessaria la sua collaborazione in una convivenza sociale (il gruppo del quale fa parte) per farla risaltare al meglio nelle esibizioni. Possiamo dire che si tratta di un non piccolo contributo per educare a comportarsi nella società, pronto a rinunciare a qualcosa di proprio per ottenere un migliore risultato comune.
Dopo che i componenti dei Gruppi hanno ottenuto tutto questo, iniziano i contatti con l’esterno del gruppo e dell’ambiente che lo ha generato. I numerosi contatti con gruppi di altre località, di altre province, di altre regioni creano da un lato amicizie vere, che resistono una vita, e dall’altro le nuove esperienze aprono le menti a nuove conoscenze e preparano a una vita di relazione, socialmente generosa di accrescimento mentale e culturale.
L’essere trascinati fuori e lontano dall’ambiente usuale costringe, pena l’isolamento, a cercare nuovi contatti, nuove conoscenze, nuove amicizie. Novità queste che nella nuova vita di relazione apportano un miglioramento del proprio inserimento nel sociale.
E questi risultati si ingigantiscono quando si entra in relazione con gruppi esteri, attraverso o le trasferte all’estero o mediante i festival internazionali organizzati in Italia.

Non va sottaciuto l’indirizzo assunto da numerosi gruppi affiliati di collaborare con le scuole elementari e medie nella realizzazione di programmi extra curriculari tendenti a interessare le giovani generazioni alle tradizioni popolari e quindi ai costumi, alle musiche, alle danze, ai canti tradizionali. A questa finalità va aggiunta anche la collaborazione che tutti i gruppi prestano alle case di riposo, creando diverse occasioni di relax con spettacoli folcloristici dedicati espressamente agli anziani.
Con queste caratteristiche e con la comprovata disponibilità anche a partecipare a iniziative umanitarie e di solidarietà, non appare esagerato affermare che l’Unione Folclorica Italiana, con i suoi Gruppi, composti tutti di dilettanti, ma impegnati a livello quasi professionale, svolge meritoriamente un’attività di promozione sociale sia nei riguardi dei propri affiliati che verso il mondo esterno, verso i più deboli o i meno fortunati.
Tra le varie espressioni culturali che contraddistinguono il mondo moderno, sicuramente una tra le più importanti e tra le più immediatamente percepite dalla maggioranza dei cittadini, senza differenze di età o di istruzione, è la cultura popolare. In questo grande campo della cultura popolare trovano collocazione le feste popolari, i proverbi, i giochi infantili, i canti, i costumi, i balli, le gare, le mostre, gli eventi estemporani e di bravura, i modi di esprimere i sentimenti o di seguire le cerimonie.

È questo un settore culturale ad amplissimo raggio, investendo i campi della pittura (naif ante litteram), della scultura (non certo classicistica), della poesia, della prosa, dell’intrattenimento, della musica, del canto, della danza, il tutto caratterizzato dall’indefinibilità degli autori delle varie sue espressioni che restano però sempre caratterizzate da una disarmante e piacevole spontaneità.

La valorizzazione di tutte queste espressioni attraverso l’attività dei gruppi, è un merito indiscutibile: se ben seguita può considerarsi alla base di quella cultura che viene considerata con la “C” maiuscola.
Esistono numerose pubblicazioni, di carattere accademico-scientifico o divulgativo, così come numerosi e curati sono i musei etnografici o delle arti popolari che espongono strumenti musicali ancestrali, costumi ormai desueti dalle fogge signorili a quelle del semplice e misero contado, utensili e mobili di un tempo, scene statiche di vita paesana o casalinga antiche. Tutte queste cose restano riservate a pochi studiosi o appassionati e ne costituiscono oggetto di studio più che di partecipazione.
I gruppi folcloristici, invece, con le loro orchestrine, i loro canti, le loro danze, le loro scenette tanto gustose quanto semplici, i loro costumi, il più delle volte frutto di appassionate ricerche tra le soffitte, gli atti dotali o i testamenti, portano tutto questo a contatto con la gente che gode dei loro spettacoli proprio perché frutto di una tradizione popolare che pizzica le corde del sentimento e dell’intelligenza dello spettatore.
Molto spesso i Gruppi fanno delle ricerche finalizzate a pubblicazioni e mostre che assumono una loro importanza proprio per l’accuratezza della ricerca e la precisione dell’esposizione. L’attività folclorica, quindi, è un veicolo di diffusione della cultura popolare che, ripetiamo, è la base della cultura più ricercata.
Per diffondere e valorizzare questa cultura, l’Unione Folclorica Italiana organizza seminari e stage di danza, di musica e di conoscenza e ricostruzione di strumenti musicali arcaici, con la possibilità di frequenza sia dei “folcloristi”, sia di appassionati, sia di gente comune che desideri capire quali sono le origini e i percorsi della cultura popolare.