
Associazione Ayas Culture Et Tradition “Li Tsoque d’Ayas”
Contatti
Indirizzo: Route Emile Chanoux n°10 Antagnod – 11020 Ayas (AO)
Referente: Gaia Obert
Telefono: +39 345 9559117
Mail: gaiuz.obert@gmail.com
Segretario: Ilaria Perret
Mail: perret.ilaria@gmail.com cell. +39 331 7977459
Vicepresidente Delegato: Amy Obert
Mail: amyobert99@gmail.com cell. +39 346 0259439
Mail: litsoquedayas@gmail.com
Pagina Facebook: Li Tsoque d’Ayas
Sito web: Link al sito Internet Li Tsoque de Ayas (nosracines.net)
Storia del gruppo
Il gruppo folkloristico di Ayas nasce nel 1934 con lo scopo di mantenere vive le tradizioni locali,
genuina espressione del passato trascorso dei nostri luoghi montani. Da allora si sono susseguite
diverse generazioni di giovani e famiglie che hanno cercato di mantenere vivo il ricordo di ciò che ha
caratterizzato la vita ad Ayas utilizzando principalmente il ballo e il canto.
L’attività del gruppo non è sempre stata costante, vi sono state alcune interruzioni e nel 2005 è stato
ricostituito come parte integrante dell’Associazione Ayas Culture et Tradition. Associazione prima
culturale e ora divenuta Organizzazione di Volontariato, rientrando nella legge del Terzo Settore.
Definire in questi termini l’attività del gruppo ha permesso di inquadrare gli eventi folkloristici in un
contesto più ampio facilitando il contatto con le realtà locali e amministrative.
Con la ricostituzione del 2005 si sono aperte le porte anche per il gruppo dei bambini. È bello vede
lo stupore dei bambini nell’imparare come si svolgeva la vita un tempo e il loro impegno nel provare
e cimentarsi nei balli e nei canti.
Ad oggi, esclusa l’interruzione data dalla pandemia, il gruppo si incontra una volta a settimana per le
prove. Queste ci permettono di mantenete un buon rapporto tra i membri, condividere momenti in
compagnia e migliorare l’esecuzione dei balli. Gli incontri si intensificano poi con l’avvicinarsi delle
manifestazioni e degli spettacoli che ci vedono coinvolti.
Descrizione dei costumi e dei sabot
Di seguito si presentano brevemente gli abiti indossati dal gruppo folkloristico. Essi rappresentano
l’abito da festa un tempo utilizzato nelle grandi occasioni, comprese le feste di paese, i matrimoni e
le grandi cerimonie. Punta di diamante del nostro gruppo sono i sabot, tipiche calzature in legno
realizzate a mano.
Il costume femminile
Il costume è costituito da un abito di lana grezza nera composto da una gonna caratterizzata da
numerose pieghe che donano volume e da una giacca rifinita con un bordino di velluto rosso. A dare
un po’ di colore ci sono lo scialle e un grembiule generalmente con una stampa floreale. Il tutto è
indossato sopra una camicia bianca che può presentare colletti in pizzo.
La particolarità del costume è rappresentata dal cappello nero e circolare in feltro ricoperto da ranghi
di frange fissate con un nastro in seta. Un altro aspetto interessante è un nastrino in velluto nero che
viene allacciato al collo. Questo presenta nella parte centrale un cuore d’argento e un crocifisso
tramandato di generazione in generazione. Infine, ai piedi sono calzati i sabots con le tipiche calze in
lana realizzate intarmante a mano utilizzando una tecnica tipica di Ayas; infatti, non vengono
utilizzati solo 4 ferretti ma sono lavorate con l’ausilio di 5 ferretti.
Il costume maschile
L’abito è anch’esso in lana grezza nera, detta Drap. Si divide in pantaloni e giacca; i primi sono alla
“zuava” e quindi al ginocchio dove sono fermati da due pon-pon in lana rossa e nera. Dai pantaloni
scendono, poi, le calze anch’esse in lana, dette garodè. Queste variano spesso disegno a seconda della
creatività di chi le realizza. La giacca presenta sul davanti due file di bottoni e una scollatura ampia
che lascia intravedere la camicia bianca al cui collo è annodato un riban rosso o blu. Sul retro, invece,
presenta due lunghe code rettangolari o a coda di rondine che sono fissate alla giacca con due bottoni.
Infine, il copricapo nero è un cilindro di circa 15 cm che viene spesso lanciato in aria o fatto
volteggiare nei vari balli tipici.
La storia e le caratteristiche dei Sabot
Ai piedi del Monte Rosa nascono “Li Tsoque d’Ayas”, calzature in legno tipiche dell’artigianato
locale. Essi nacquero anticamente come unico mezzo di protezione dal clima freddo e umido che
caratterizzava le zone in cui si sono diffusi, come Pirenei, Olanda e Nord della Francia. Con il passare
del tempo i sabotiers, nome che identifica i produttori di sabot, affinarono sempre più la tecnica di
produzione arrivando a definire forme diverse a seconda della zona di provenienza e dell’uso che ne
veniva fatto. In alcune zone, ad esempio, il sabot si presentava con un’imboccatura più lunga per
poter applicare un pezzo di cuoio che aveva la funzione di rendere confortevole il collo del piede; in
Piemonte nella cavità dei sabots veniva messa della paglia per renderli più comodi e caldi. Anche
l’utilizzo influenzò la forma di queste calzature, ad esempio vennero creati sabots a piana larga per il
lavoro nelle torbiere, sabots massicci e resistenti per il lavoro nelle cave fino ad arrivare ai sabots che
lasciavano sul terreno orme rivolte in senso opposto alla direzione di marcia, utilizzati dai
contrabbandieri per ingannare i controllori delle frontiere.
Ad Ayas si trovano testimonianze della fabbricazione dei sabots risalenti al XVII secolo. Allora tutta
la popolazione utilizzava abitualmente i sabots, ma, nonostante ciò, si arrivò ad una sovrapproduzione
rispetto alla richiesta locale; questo fatto portò numerosi sabotiers a dover vendere i propri prodotti
altrove. Col tempo, a causa della sempre minore disponibilità di legname in loco e con regole
sull’abbattimento degli alberi che diventavano sempre più restrittive, molti uomini furono costretti ad
emigrare durante l’inverno per produrre i sabots direttamente dei luoghi in cui sarebbero stati venduti.
Questo antico mestiere, tramandato per lo più di padre in figlio, si diffuse in tutte le famiglie fino ad
arrivare, all’inizio del Novecento, a 250 sabotiers soltanto nel territorio nella alta Val d’Ayas. Anche
la produzione degli strumenti per la lavorazione del legno si specializzò tanto che alcune persone
realizzavano soltanto gli attrezzi necessari per la produzione delle calzature. Favre Biagio, fabbro di
Periasc, Lettry, un abitante di Pilaz, sono tra i più noti artigiani. “Lenguette”, “coutel a dovè man”,
“cop”, “travéla” e “traversin” sono i nomi in franco provenzale di alcuni degli strumenti utilizzati. I
sabotiers di Ayas seppero adattare perfettamente queste calzature alle condizioni di montagna in cui
vivevano. Già ad un primo colpo d’occhio i sabots d’Ayas appaiono diversi rispetto a quelli prodotti
in altre zone d’Europa. Il legno stesso con il quale vengono prodotti è diverso; ad Ayas si utilizza
principalmente il legname che si trova sul posto quindi pino cembro e abete. Inoltre, nel procedimento
di realizzazione dei sabots vengono effettuati i caratteristici tagli dal profilo netto e ben marcato,
“coudeurè”, che si possono notare sulla chiusura della punta e del tacco. Un sabot più elegante viene
creato appositamente per le donne. Questo si distingue da quello maschile per la sua linea più snella
e arrotondata e per il tacco più alto e sottile. Internamente la caratteristica principale dei sabots di
Ayas è quella di adattarsi il più possibile alla forma del piede di chi le indossa. Inoltre, grazie ad
un’accurata affilatura degli attrezzi la parte interna dei sabots è molto liscia e ben rifinita per evitare
l’usura delle calze. Viso che ad Ayas non venivano utilizzati altri materiali, come cuoio o pelle, per
ammorbidire la parte di calzatura che entrava in contatto con il collo del piede, occorreva prestare
particolare attenzione alla sua forma.
Gli accorgimenti usati per raggiungere il massimo confort non si riscontrano, ad esempio nei sabots
che venivano prodotti in Piemonte, le così dette “Tsoque Tayanne”. Nonostante i sabotiers che
lavoravo in Piemonte fossero tutti originari di Ayas non sempre realizzavano sabots a regola d’arte
in quanto le esigenze del mercato piemontese erano diverse. Innanzitutto, occorreva produrre il
maggior numero di sabots arrivando fino a dodici/sedici paia al giorno.
Si usava lavorare a coppie ognuno faceva sempre la stessa parte di sabots: l’interno o l’esterno. Spesso i sabotiers si recavano
direttamente a casa delle famiglie, le quali fornivano loro legna, vitto, alloggio e un salario di due lire
al giorno. Da piccola produzione di qualità questo mestiere si trasformò, fuori da Ayas, quasi in
produzione in serie. Essi venivano venduti ad esempio a chi lavorava nelle risaie del vercellese, agli
operai della Fiat o della Cogne. Per rispondere alla grande richiesta i sabot venivano prodotti in modo
da adattarsi ad ogni tipo di piede e di utilizzo. Essi erano caratterizzati da un’ampia cavità che spesso,
per renderli più caldi e confortevoli, veniva riempita di paglia.
Si può dire che mancando le cure e l’attenzione necessari ad una piccola produzione locale, i sabots
persero in qualità a favore di una domanda che richiedeva grandi quantitativi. Agli inizi del XX
secolo, però, la domanda di sabots calò e stivali e scarpe in gomma li sostituirono; i giovani non si
interessavano più a questa attività e gli anziani sabotiers non ebbero più degli apprendisti a cui
tramandare le proprie conoscenze. Oggi i sabots non sono più né una necessità né una calzatura
indispensabile. Per alcuni sono ancora un piacere, per altri una moda e per altri ancora un folklore o
semplicemente un ornamento. Per noi di Ayas restano una parte integrante e fondamentale della
tradizione che portiamo e raccontiamo con orgoglio.
Negli ultimi anni, un gruppo di abitanti di Ayas, per poter mantenere viva questa tradizione, si è
ritrovato con l’intento di recuperare tutte le informazioni su questo tesoro che ha scritto la storia del
nostro paese. Con il tempo hanno ritrovato tutte le tecniche utilizzate dai sabotiers e hanno riiniziato
a produrre queste calzature per farle conoscere. Hanno così dato il via a una cooperativa che si
impegna a diffondere questa magnifica arte.
Descrizione dei balli e degli spettacoli
Il gruppo folkloristico si concentra nella realizzazione di pochi balli, ma tutti con un messaggio ben
preciso da trasmettere. L’impegno è quindi volto a realizzarli nel migliore dei modi per riuscire a
lasciare nello spettatore la percezione di quali fossero i valori e punti importanti intorno ai quali
ruotava la vita in un piccolo borgo come Ayas.
“Neui paysan d’ayas”
Questo pezzo ha un ritmo piuttosto lento e ben scandito, alterna strofe in cui i ballerini cantano in
francoprovenzale e altri in cui ballano in coppia. In ogni strofa si pone l’enfasi su di un aspetto
differente che caratterizzava la vita di un tempo. Si inizia con la descrizione dei pasti frugali che si
trovavano sulle tavole degli ayassini, basati principalmente di latticini e pane, considerata l’attività
agricola che la maggior parte delle famiglie conduceva. Si parla quindi burro, formaggio, panna e
soprattutto pane nero, preparato e cotto da tutte le famiglie in un certo periodo dell’anno utilizzando
il forno del villaggio. Si prosegue poi ponendo l’attenzione sull’utilizzo dei sabot e dei tipici
calzettoni di lana, calzature che indossavano tutti tutto l’anno. Infine, ci si concentra sulla convivialità
e sul piacere della compagnia. Una strofa è dedicata al piacere dei giovani ragazzi nel corteggiare e
far divertire le giovani fanciulle, mentre un’altra strofa è dedicata alle tipiche serate passate in
compagnia e allietate dai racconti più disparati.
“Zoccoletti”
Pezzo caratterizzato anch’esso da ballo e canto. In questo caso il canto è in italiano ed è totalmente
incentrato sul sabot. Si racconta di come ci si procuravano queste calzature, meno costose degli
stivaletti, ma con grandi qualità. Esse permettono di ripararsi dal freddo invernale e di mantenere il
piede asciutto in caso di pioggia. Sono realizzate a mano e su misura per cui sono tendenzialmente
comode. Per tutti questi motivi esse rappresentano un grande tesoro per Ayas!
“La mazurka”
Mazurka tradizionale, svolta in coppia ma caratterizzata da una coreografia particolare che permette
di ruotare i ballerini e cambiare continuamente coppia. L’andamento cadenzato e ritmico della
mazurka permette un movimento particolare e caratteristico delle gonne delle donne. Inoltre, i
ballerini si impegnano a mantenere il tempo e il ritmo utilizzano i sabot, per cui osservando e
ascoltando in silenzio si può sentire il rumore del tocco di un solo sabot sul pavimento, nonostante il
fatto che a ballare siano dodici persone.
“La Monferrina”
Questo è un ballo molto allegro e movimentato svolto sempre in coppia. Buona parte del pezzo è
caratterizzato da un passo saltellato che permette, oltre che un grande movimento degli abiti, di dare
un ruolo importante al sabot. La coreografia è studiata di modo da avere continui intrecci tra le coppie
mantenendo una simmetria e una struttura precisa dello spazio utilizzato. Essendo molto allegro
questo ballo si presta a grandi risate, fischi e lanci di cilindri.
“Le circle circassien”
Il Circle si ritrova nella tradizione della maggior parte dei gruppi folkloristici della Valle d’Aosta. È
un ballo caratterizzato da una ciclicità continua, per cui si ripete più volte una coreografia. Questo
permette di cambiare le coppie e potenzialmente conoscere tutti i ballerini che si stanno cimentando
nel pezzo. È un ballo molto facile da imparare, utilizzato negli spettacoli per ballare insieme ad altri
gruppi o coinvolgere direttamente il pubblico che apprezza sempre molto.
Attualmente il gruppo Li Tsoque d’Ayas si sta impegnando nel recuperare da scritti e testimonianze
degli altri balli facenti parte della tradizione, ma non realizzati o dimenticati dalle generazioni
precedenti. Questi richiedono un grande studio e un buon impegno nel ricostruire i passi a tempo di
musica per cui sarà necessario ancora del tempo prima che siano osservabili negli spettacoli
presentati.
Descrizione delle principali uscite
Il gruppo si impegna annualmente in manifestazioni sul territorio valdostano. Tra le principali vi è la
storica Fiera di Sant’Orso nella cui realizzazione ci impegniamo solitamente ad animare le vie del
borgo di Aosta con gli altri gruppi folkloristici e i cori e le corali valdostane. Sempre a livello
regionale siamo coinvolti nell’annuale Assemblea regionale del canto corale. In questa occasione
siamo chiamati ad esibirci nella giornata conclusiva del festival. Siamo poi membri attivi di Nos
Racines, l’insieme dei gruppi presenti a livello regionale. Tramite questo canale abbiamo modo di
confrontarci con le altre realtà tradizionali ed accedere ad esibizioni per diverse manifestazioni in
tutta la Valle.
Siamo poi molto presenti nel comune di Ayas grazie ad una salda alleanza e cooperazione con il
Comune di Ayas e con le realtà locali come il Consorzio e l’Ufficio del Turismo. Queste
collaborazioni ci permettono di essere presenti, sia come rappresentanze che come corpo di ballo, in
molte occasioni destinate sia al turista che alla vita sociale della popolazione locale. A livello di
Associazione Ayas Culture et Tradition organizziamo una buona rete di manifestazioni rivolte agli abitanti del comune e al turista che visita la nostra valle. In particolare, ricordiamo la Festa della
Riconoscenza, festa che i giovani organizzano come momento di gratitudine rivolto agli anziani del
villaggio che tanto insegnano e tramandano alle nuove generazioni. In questa occasione il gruppo, in
particolare i bambini, si cimentano nell’animazione della manifestazione regalando gioie ai nonni che
li osservano. Un altro momento importante della vita del gruppo è Ouei comme Ier, sagra organizzata
ogni due anni in cui i borghi di Antagnod e Lignod si animano. In questa occasione si vedono coinvolti
tutti gli abitanti del comune che rispolverano gli antichi oggetti presenti in cantina e mostrano ai
visitatori luoghi di altri tempi, come mulini, latterie, forni, cantine, e mestieri orami dimenticati. In
ultimo, ma non per importanza, si ha la gara dei sabot, evento goliardico in cui si invitano turisti e
non ad indossare i sabot e cimentarsi in percorsi sempre più difficili. Questo evento sta riscontrando
sempre più importanza negli ultimi anni e gli stessi percorsi, sia per adulti che per bambini, stanno
avendo una buona evoluzione per regalare una giornata di divertimento, risaltando un punto così
importante della nostra tradizione: li tsoque!




